venerdì 31 luglio 2015

Estasi Fognini, è semifinale.


Fogna, il ragazzo in cui da sempre, coinquilini ostili, abitano il talento puro e la bizza selvaggia. The real wild child, parafrasando Iggy Pop, ha trovato il modo di mettere d'accordo i due litiganti aspetti del suo spigolosissimo carattere. Non sappiamo per quanto, e pur sperando con ogni forza che la composizione delle controversie congenite di Fabio sia definitiva, non scommetterei un marengo sulla trasformazione del bad boy di Arma di Taggia nel proverbiale ragazzo d'oro. Ma è bene così, che la natura segua il proprio corso. E forse basta anche così, perché l'impresa di ieri, alla Mergellina, è una di quelle che rimarranno impresse a fuoco nella storia dello sport di casa nostra, piaccia o non piaccia. Fabio Fognini, neo numero tredici delle classifiche mondiali, rappresenta l'italianità come pochi altri sportivi al mondo; a livello fisionomico, certo, ma soprattutto per quella perversa ed autolesionistica tendenza dell'uomo italico, ed in particolare dell'atleta azzurro, a restare inerme a fronte degli schiaffi avversi, a farsi schiacciare contro il muro, salvo reagire da campione quando la situazione pare ormai compromessa, aggiungendo alle varie imprese sportive e non, oltre ad un certo qual surplus di drammaticità, un dispendio fisico e nervoso tanto micidiale quanto indispensabile nel creare un supremo contatto empatico tra atleta in campo e spettatore tremante in tribuna o sul divano. Fabio è questo ed altro. E' talento con tasso di purezza cristallino, fisicamente strepitoso, copre il campo come pochi e sulla terra battuta, se sta bene, se la testa non inizia a vagolare, se l'avversario smette di essere quello dall'altra parte della rete, prendendo di volta in volta le sembianze dell'arbitro, dei santi, del net, del raccattapalle, del pubblico, ecco, se la mente rimane lì, Fabio sul rosso parte battuto solo contro Nadal e Djokovic, e magari nemmeno sempre. 

Ieri la luna esibiva il proprio aspetto buono e non era scontato, sebbene il Fognini degli ultimi tempi migri sempre meno volentieri sul lato scuro concettualizzato dai Floyd. E dopo i primi due giorni del tie, la nazionale italiana non aveva l'acqua alla gola, di più: il mare sapido del meraviglioso golfo napoletano stava per entrare nel naso ed invadere le vie respiratorie di una spedizione ad un passo dal baratro, soprattutto dopo una sconfitta nel doppio che, dati per molto probabili i due punti in singolare che il campione olimpico Murray avrebbe quasi certamente consegnato alla selezione britannica, assomigliava moltissimo ad un punto di non ritorno. Prima ancora, un Fognini acciaccato alla zona costale sinistra, e di conseguenza in grave difficoltà nel movimento in torsione dal lato del rovescio, aveva portato il primo punto all'Italia vincendo in quattro, faticando per la verità un pò più di quanto aveva sperato, approfittando dell'enorme superiorità  nei confronti di James Ward, il lungagnone scelto da Leon Smith come secondo singolarista a discapito del ribelle Evans perché più affidabile, ma l'affidabilità del londinese non poteva produrre più di un set contro un numero uno azzurro pur a metà servizio. Nel secondo match, spezzato in due giorni a causa dell'oscurità in cui era piombata una programmazione in enorme ritardo per gli acquazzoni abbattutisi su Napoli durante la mattinata di venerdì, Andreas Seppi metteva in difficoltà Andy Murray fino all'ora di cena, sprecando anche quattro set point nel decimo gioco del secondo, ma non riusciva a ripetersi a colazione, finendo per perdere in tre piuttosto nettamente. Il doppio era l'ago della bilancia, dunque, o almeno così tutti pensavano, ma Bolelli-Fognini, la nostra coppia con potenzialità da Masters, perché questa è la voce che da un pò circola nell'ambiente, iniziava il vitale incontro con due set di ritardo, regalando un'ora e mezza ad Andy ed al suo scudiero Fleming, uno che, soprattutto se teleguidato da un campione, sa come ci si comporta sotto rete. La coppia emiliano-ligure abbozzava una reazione di nervi, vinceva il terzo ed inopinatamente si trovava, mezz'ora più tardi, a servire per portare la  partita al quinto, ma, esaurita di schianto la benzina, Simone e Fabio perdevano il servizio sul più bello, e alzavano bandiera bianca cinque minuti dopo, lasciando la Gran Bretagna in vantaggio per due a uno.

"Come finirà Murray - Fognini? Le scommesse sono aperte, ma siamo indecisi se scommettere sul tre a zero o sul tre a uno. Sai, l'italiano gioca in casa e un set potrebbe vincerlo". Questo il ragionamento dei media britannici, ieri mattina, prima dello scontro tra i due numeri uno. E invece. Fabio scendeva assonnato, del resto non gli piace giocare al mattino, si sa, e andava sotto tre a uno. L'inizio della fine? No, solo la fine, però quella di Murray. Sempre più incredulo, con la faccia sempre più stravolta, con i "fuck" pronunciati sempre più frequentemente ma in modo sempre meno convinto, il bi-campione slam franava sotto i colpi di un Fognini mai visto, che dominava lo spauracchio di Glasgow senza concedergli la minima occasione per rientrare, fino a portarsi la mano all'orecchio per sentire il boato di Napoli dopo il punto della partita. Il pronostico era a questo punto ribaltato, e toccava a Seppi portare l'Italia in semifinale. Gli veniva solo richiesto, in realtà, di trovare il modo di non farsi divorare dalla tensione per la paura di rovinare tutto contro un avversario nettamente inferiore ma senza nulla da perdere, con il rischio di trasformare un'impresa storica in uno psicodramma collettivo. Il buon Andreas dava così fondo alle proprie riserve di sangue freddo, bastandogli in tal modo rimanere concentrato e solido per aver ragione di un dimesso Ward, che sin dall'espressione del viso al momento di entrare in campo dimostrava di crederci persino meno dei suoi sfiduciatissimi connazionali assiepati sulle tribune.

E' semifinale, dunque, sedici anni dopo il trionfo di Milwaukee, premessa a quella finale al Forum contro la Svezia che ricordo come uno dei momenti più drammatici della mia vita di appassionato di sport. Stavolta, ad attenderci nei loro appartamenti, troveremo Federer e Wawrinka. Allo stato attuale, entrambi sono tra i primi quattro giocatori del mondo, e guidano la nazionale che vanta il maggior numero di possibilità di alzare l'insalatiera. Ci accoglieranno su una superficie velocissima, il che non è necessariamente una buona notizia, e partiranno con tutti i favori del pronostico. Ma le semifinali si giocano tra cinque mesi, di mezzo ci sono tre slam e tante cose possono cambiare. Se in meglio o in peggio lo scopriremo, ma portando a settembre le facce spiritate di questo storico weekend partenopeo, nessuna possibilità ci è preclusa.

COPPA DAVIS - WORLD GROUP - QUARTI DI FINALE:

ITALIA b. GRAN BRETAGNA 3-2

Fognini (Ita) b. Ward (Gbr) 6-4 2-6 6-4 6-1
Murray (Gbr) b. Seppi (Ita) 6-4 7-5 6-3

Fleming/Murray (Gbr) b. Bolelli/Fognini (Ita) 6-3 6-2 3-6 7-5

Fognini (Ita) b. Murray 6-3 6-3 6-4
Seppi (Ita) b. Ward (Gbr) 6-4 6-3 6-4

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